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Fibromialgia: sintomi, cause, trattamenti

Fibromialgia: sintomi, cause, trattamenti

Fibromialgia sintomi: come si manifesta la patologia

La fibromialgia è una sindrome cronica caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso, associato a una varietà di sintomi neurologici, cognitivi e sistemici. Il dolore è percepito in almeno quattro regioni corporee su cinque, con una durata di almeno tre mesi. La diagnosi si basa sulla presenza di dolore generalizzato e su scale validate come il Widespread Pain Index (WPI) e il Symptom Severity Score (SSS).

I sintomi principali della fibromialgia comprendono:

  • Dolore muscolare cronico, simmetrico e non localizzato, spesso descritto come bruciore, fitte o rigidità.
  • Affaticamento persistente, non proporzionale allo sforzo fisico, non alleviato dal riposo.
  • Disturbi del sonno, con risvegli frequenti e percezione di sonno non ristoratore.
  • Nebbia cognitiva, nota anche come "fibro-fog", con difficoltà di attenzione, memoria e concentrazione.
  • Sintomi somatici aggiuntivi, come cefalee, sindrome del colon irritabile, parestesie, vertigini e disturbi urinari.

In alcuni casi si osservano anche allodinia (dolore da stimoli innocui) e iperalgesia (aumento della percezione dolorosa). La sintomatologia può essere intermittente o continua, con fasi di peggioramento o remissione. L'intensità varia da soggetto a soggetto.

Il prossimo paragrafo approfondirà le cause multifattoriali della fibromialgia, con attenzione a genetica, neurofisiologia e fattori ambientali.

Fibromialgia cause: fattori predisponenti e meccanismi patogenetici

La fibromialgia non ha un’eziologia univoca, ma è considerata una sindrome a genesi multifattoriale. I meccanismi coinvolti comprendono alterazioni nella percezione del dolore, predisposizione genetica e influenze psicosociali. La condizione è associata a disfunzioni del sistema nervoso centrale, in particolare nei meccanismi di modulazione nocicettiva.

Le principali cause e fattori di rischio includono:

  • Disregolazione neurochimica: alterati livelli di neurotrasmettitori come serotonina, dopamina e noradrenalina, implicati nella trasmissione del dolore.
  • Sensibilizzazione centrale: risposta anomala del sistema nervoso centrale a stimoli sensoriali, con ridotta soglia del dolore.
  • Fattori genetici: polimorfismi in geni correlati alla percezione del dolore aumentano la suscettibilità individuale.
  • Eventi stressanti: traumi fisici, abusi emotivi, infezioni virali e malattie autoimmuni possono fungere da fattori scatenanti.
  • Comorbidità: la fibromialgia è frequentemente associata a sindrome da fatica cronica, depressione, ansia e disturbi del sonno.

L’interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali porta alla cronicizzazione dei sintomi. La risposta infiammatoria sistemica non è significativa, ma è documentata un’alterazione del sistema di stress neuroendocrino (asse ipotalamo-ipofisi-surrene).

Il paragrafo successivo esaminerà i trattamenti farmacologici e non farmacologici attualmente utilizzati per la gestione della fibromialgia.

Fibromialgia trattamenti: approcci terapeutici efficaci

La gestione della fibromialgia prevede un approccio integrato, orientato alla riduzione dei sintomi e al miglioramento della funzionalità. Non esiste una terapia risolutiva, ma diversi trattamenti consentono il controllo della sintomatologia. Le linee guida internazionali raccomandano l’associazione di interventi farmacologici e non farmacologici personalizzati.

I trattamenti farmacologici approvati includono:

  • Antidepressivi triciclici e inibitori della ricaptazione della serotonina-noradrenalina (SNRI): come amitriptilina, duloxetina e milnacipran, con efficacia su dolore e sonno.
  • Anticonvulsivanti: pregabalin e gabapentin riducono l’iperattività neuronale responsabile del dolore cronico.
  • Analgesici: il paracetamolo può essere utilizzato nei casi lievi; i FANS sono generalmente inefficaci nel lungo termine.
  • Ipnotici e miorilassanti: solo nei casi selezionati e per brevi periodi, a causa degli effetti collaterali.

Gli interventi non farmacologici comprendono:

  • Esercizio fisico: attività aerobica moderata, stretching e potenziamento muscolare migliorano la sintomatologia.
  • Psicoterapia: la terapia cognitivo-comportamentale favorisce il coping e riduce l’impatto dello stress.
  • Tecniche complementari: yoga, meditazione, biofeedback e agopuntura mostrano benefici in molti pazienti.
  • Educazione terapeutica: il paziente deve essere informato sulla natura cronica della patologia e coinvolto attivamente nella gestione.

Il trattamento deve essere continuativo, con monitoraggio periodico degli obiettivi clinici. La risposta varia da soggetto a soggetto e richiede una personalizzazione dell’approccio.